martedì 28 febbraio 2012

NOTAV:CHI è LUCA ABBà?? L'ESPROPRIO DELLA SUA TERRA


Chi è Luca Abbà...













Era questo che volevate? Che ci scappasse un incidente grave per poter dire:Sono tutti terroristi!!!!!!!!!!
A pochi minuti dall’incidente : bloccata l’autostrada...
Bloccata la statale 24...
Bloccata la ferrovia...
Gli operai escono dalle fabbriche...
Intanto...
E intanto il giudice Gian Carlo Caselli spiega ai microfoni di Radio 24 , «il movimento no-Tav deve prendere le distanze da violenti perchè altrimenti fa del male a se stesso. Se ha ragione così si mette dalla parte del torto».
Peccato che Luca non sia un violento, è solo una persona che lotta per difendere la sua terra...
D'altronde è un agricoltore...con cosa dovrebbe vivere se gli espropriate la terra?????????
Ecco la cronaca...
MILANO- Un punto di riferimento. «Una persona straordinaria». Chi conosce Luca Abbà, l'uomo caduto da un traliccio mentre protestava per l'ampliamento del cantiere della Tav, non nasconde l'emozione. E la rabbia: «Ora basta». Luca, 37 anni, è tornato a vivere a Cels, una frazione di Exilles, da «diversi anni per fare l'agricoltore». L'amore per la terra e la natura l'ha spinto «a difenderla fino in fondo dalle mani avide degli speculatori»
Da: Corriere della sera
MILANO - Grave incidente in Val di Susa. Con un giorno di anticipo rispetto alle previsioni , sono cominciati alle 8 i lavori di allargamento del cantiere della Tav a Chiomonte. Quando sono arrivate le forze dell'ordine alla baita Clarea, lo storico presidio No Tav a poche centinaia di metri dalle reti, hanno trovato una ventina di manifestanti. Uno di loro, Luca Abbà, 37 anni, tra i proprietari di uno dei pezzi di terreno oggetto dell'esproprio, per protesta è salito su un traliccio dell'alta tensione. Ha preso la scossa ed è caduto da un'altezza di dieci metri. Sul posto è arrivato l'elisoccorso che lo ha portato all'ospedale Cto di Torino.
LA DINAMICA - Luca Abbà era salito sul traliccio per «resistere» allo sgombero della baita che da mesi è diventato un punto di riferimento per gli attivisti. Un'azione che era stata decisa la sera prima con gli altri militanti e aveva come obiettivi quello di rallentare i lavori e attirare l'attenzione della Valle. Intorno alle 9 secondo alcuni testimoni, gli agenti hanno cercato di raggiungerlo. Quindi è salito ancora. Poi una scintilla. E l'uomo è caduto da circa dieci metri. Chi era presente racconta di un'attesa di «almeno 15 minuti prima che arrivassero i soccorsi». Maurizio Berardino, il responsabile del Pronto Soccorso, spiega che le condizioni rimangono gravissime.
Luca non è un pericoloso terrorista o uno che protesta perché non ha nulla da fare...

IPAD:CINA OPERAI 12 ORE AL GIORNO X 7 GIORNI LA SETTIMANA


L'iPad assassino nasce in Cina ma è un'Apple Usa

Dipendenti entusiasti nella fabbrica ultra moderna Apple di Cupertino, California. Schiavi sfruttati nei palazzoni di Foxconn a Shenghen, Cina. [Giovanna Botteri]

di Giovanna Botteri

La chiamano la "rete dei suicidi" gli operai di Foxconn City a Schengen, in Cina. Qui viene assemblato il 90 per cento dei prodotti Apple. Qui 137 lavoratori sono stati intossicati dal liquido usato per pulire gli schermi dell'iPhone. E altri 77 sono stati feriti in due esplosioni nella fabbrica che produce gli iPad. Quattro sono morti. I militanti cinesi per i diritti dell'uomo raccontano che alla catena di montaggio Apple ogni operaio lavora più di 12 ore al giorno, 7 giorni alla settimana. E ci sarebbero anche dei bambini.

La denuncia è arrivata nel cuore dei clienti più fedeli di Steve Jobs. E la rivolta, iniziata a Hong Kong con una clamorosa protesta per l'apertura del nuovo store, ha raggiunto in un attimo quelli che usano internet e i social network come filosofia di vita. Milioni di persone in tutto il mondo, che hanno portato le azioni della Apple dai 78 dollari iniziali ai 500 attuali, in meno di tre anni. Idolo dei blogger ribelli, fedeli al suo "stay foolish, stay hunger", Steve Jobs potrebbe aver usato due parametri di lavoro per i suoi dipendenti.

Collaboratori entusiasti nella fabbrica ultra moderna e ultra accessoriata di Cupertino, in California, schiavi sfruttati nei palazzoni di Foxconn a Shenghen. Un guadagno miliardario sulla pelle degli operai cinesi, denuncia Occupy Wall Street, che ha iniziato azioni di boicottaggio negli Apple Stores e ha ingigantito l'ondata di rabbia. Costringendo i successori di Jobs a correre ai ripari. Affidando ad una società indipendente, la Fair Labour Association, il controllo delle fabbriche cinesi dove si assemblano i loro prodotti.

La Ong, che nel suo consiglio di amministrazione comprende venti università ma anche i dirigenti di Nike e della stessa Apple, ha già cominciato le sue visite negli stabilimenti di Foxconn, ed iniziato a controllare orari di lavoro e trattamento degli operai. Nessuna irregolarità, dicono i primi esami, anche se qualcuno ammette che la vita dei giovani che lavorano alla catena di montaggio è ripetitiva, misera, senza speranze, e che effettivamente l'ambiente potrebbe sviluppare istinti suicidi.

A Cuppertino ribadiscono che se mai si trovassero violazioni dei diritti, se ne andranno dalla Cina. Minacce a cui nessuno crede troppo. Anche perché alla Casa Bianca è appena stato in visita il futuro presidente cinese. Barack Obama ha parlato di diritti umani, ma anche e soprattutto di economia. Dal momento che Pechino, che ha invaso i mercati mondiali con la sua merce a basso costo, grazie alla sua moneta svalutata, e alle condizioni di lavoro nelle sue fabbriche, si è già comprata il debito pubblico americano.
http://www.globalist.ch/Detail_News_Display?ID=7760&typeb=0&L-iPad-assassino-nasce-in-Cina-ma-e-un-Apple-Usa

NOTAV:DA 25 MILIARDI DI EURO A 3 MILIARDI....MISTERI ITALIANI


La Tav diventa low-cost, ma perché solo ora?

Andrea Debernardi e Marco Ponti
Nella mattinata di oggi il trentasettenne Luca Abbà è caduto da un traliccio su cui si era arrampicato per protestare contro le operazioni di esproprio dei terreni a Chiomonte, in Val Susa. Ora si trova in coma farmacologico al Cto di Torino. Il progetto originale della nuova linea Torino-Lione prevedeva 25 miliardi circa di costo totale, caratteristiche di alta velocità con ritorni finanziari trascurabili e mai esplicitati. Ora il progetto è suddiviso per fasi: all'inizio si costruirà la sola galleria di base. Il completamento della linea avverrà in funzione della reale crescita del traffico, quindi probabilmente mai. Scende di conseguenza l'investimento dell'Italia, intorno ai 3 miliardi e mezzo. Ma sulla base dell'analisi costi-benefici è una decisione saggia? E se sì, perché non è stata presa prima? Scelto per voi, originariamente pubblicato su lavoce.info.

manifestazione No Tav (Afp)
manifestazione No Tav (Afp)


Il progetto originale della nuova linea Torino-Lione prevedeva 25 miliardi circa di costo totale, caratteristiche di alta velocità, ritorni finanziari trascurabili e comunque mai esplicitati (e quest’ultimo punto la dice lunga sull’attenzione dei promotori per la crisi del bilancio pubblico in cui ci troviamo).
Il progetto per fasi. Dopo due decenni, ecco il colpo di scena: il progetto è “fasizzato”: all’inizio si costruirà di fatto la sola galleria di base. Il completamento della linea avverrà probabilmente in funzione della reale crescita del traffico, e lo stesso Sole-24Ore, grande sostenitore fino ad ora del progetto originale senza “se” e senza “ma”, prospetta che non si farà mai. Non è difficile crederlo: le previsioni ufficiali di traffico mettono in luce da molti anni che si tratta di un progetto essenzialmente dedicato alle merci, e le parti escluse dal progetto non apportano particolari vantaggi a questo tipo di traffico, almeno sino a quando non raggiunga livelli comparabili alla potenzialità residua della linea esistente.
Vediamo ora qualche caratteristica del nuovo progetto, definito anche “Tav low-cost” da alcune fonti. Si tratta di costruire la sola galleria di base, per ridurre drasticamente le pendenze da superare. Da Chambery a Lione, i francesi costruiranno comunque una tratta alta velocità, ma è un progetto tutto interno a quel paese.
I costi del progetto che interessa l’Italia di fatto sarebbero solo quelli della sezione transfrontaliera della tratta internazionale, che è poi l’unica che l’Europa forse contribuisce a finanziare. Si tratta di circa 8 miliardi (usiamo valori un po’ approssimati, perché si tratta comunque di preventivi). Se l’Europa ne mette due, alla Francia ne toccheranno due e mezzo, e all’Italia 3 e mezzo. Un bel risparmio, rispetto a costi italiani del progetto originale con caratteristiche di alta velocità, che erano dell’ordine degli 11 miliardi (sempre se l’Europa ne avesse messi 2).
Una saggia decisione. Ma il drastico ridimensionamento è una cosa buona? No, se la riduzione dei costi fosse inferiore alla riduzione dei benefici (e in questi termini bisogna ragionare per forza, non ci sono alternative se non mistico-ideologiche).
Non pare proprio, però, che la riduzione dei costi sia minore di quella dei benefici. Abbiamo fatto alcuni conti molto semplificati, basati su un modellino sviluppato da chi, da anni, propone invano un’articolazione del progetto per fasi, in funzione della domanda. Lo strumento di calcolo adatto era dunque disponibile e, valutando più di una articolazione per fasi del progetto, ne indicava come più fattibile una assai diversa da quella della “low cost” attuale.
Vediamo cosa significa la tabella dei risultati: per fare un confronto, dai costi del progetto originale (Nltl) sono stati eliminati quelli, tutti francesi e invarianti, della tratta Av Lione-Chambery. I costi detti “fasaggio” sono una stima dei costi economici totali del progetto attuale, inclusivi dell’esercizio e di altre voci specifiche delle analisi benefici-costi, su cui qui non è possibile entrare nei dettagli.
A fronte di una diminuzione di costi (attualizzati) di (14,7 – 9,1) = 4,6 miliardi, si avrebbe una diminuzione di benefici, sempre attualizzati, di (9,1 – 7,3) = 1,8 miliardi; beninteso a fronte di un esercizio ferroviario volto a saturare la potenzialità delle linee di adduzione alla rete nazionale, che già oggi costituiscono i principali “colli di bottiglia del sistema”, senza impegnarla con i previsti servizi navetta per il trasporto degli autocarri, poco efficaci in termini sia di chilometraggi evitati, sia di peso utile trasportato.
Anche se il rapporto fra benefici e costi resta deficitario, ne consegue comunque un beneficio netto per la collettività di (4,6 – 1,8) = 2,8 miliardi. Se poi ci si aggiungesse il costo-opportunità dei fondi pubblici, (“Compf” nella tabella), data l’assoluta irrilevanza dei ricavi netti del progetto, il beneficio per la collettività del passaggio alla versione “low-cost” aumenterebbe ancora, ma anche qui non ci dilunghiamo.
Sembrerebbe un’ottima decisione, dunque. Ma forse i calcoli su cui si basa, certo meno ottimistici di quelli ufficiali, sono sbagliati. E qui sorge il problema maggiore: perché non sono stati presentati i calcoli ufficiali sui quali si fonda la nuova decisione, pure così drastica? Forse risultavano motivazioni ancora più solide. Oppure, al contrario, negative (risparmi inferiori alla perdita di benefici), e solo la scarsità di fondi ha determinato una scelta così importante. Ma non è dato saperlo.
Si noti che in questa fase la quantità di fondi che arriverà dall’Europa è irrilevante: si parla dell’utilità socioeconomica netta del progetto. I fondi europei per l’Italia infatti sono sostanzialmente una “invariante”: quelli che eventualmente andranno a questo progetto saranno sottratti ad altri, all’interno degli equilibri politici complessivi dell’erogazione delle risorse per infrastrutture ai diversi paesi. Peraltro, da notizie recenti sembra che i fondi europei per il progetto siano di ammontare tutt’altro che certo.
Ma immaginiamo che il ridimensionamento sia stata una decisione saggia. Emerge una questione molto rilevante: perché non è stata presa prima, avvalendosi di analisi comparative tra soluzioni diverse, come sempre auspicato da lavoce.info, dalle migliori pratiche internazionali e da studiosi indipendenti? Quale idea sull’uso dei fondi pubblici stava alla base del faraonico progetto originario? Quali interessi si intendeva far prevalere rispetto a quelli della collettività (non è difficile certo immaginarlo, senza dietrologie particolari)?
Ora, la necessità di un riesame urgente di tutte le altre grandi opere, concepite con logica identica, sembra davvero improcrastinabile: quali sarebbero i costi e i benefici, anche ambientali, di un ponte di Messina senza la ferrovia, che ne raddoppia i costi per pochi treni al giorno? E per un terzo valico Milano-Genova progettato non in funzione dei (pochi) passeggeri, ma solo delle merci, cioè con standard e costi molto inferiori? Lo stesso vale per la linea Av Napoli-Bari, e per molte altre grandi opere, concepite evidentemente senza alcuna considerazione della scarsità delle risorse pubbliche. 
Articolo originariamente pubblicato da lavoce.info con il titolo “La Torino-Lione si fa low cost: perché solo ora?


Leggi il resto: http://www.linkiesta.it/costi-benefici-tav-torino-lione#ixzz1nfEGabzU

NO TAV E NDRANGHETA


Le mani della ndrangheta sulla Val di Susa

TORINO – In Val di Susa c’è una guerra. Non quella tra i No Tav e i sostentori dell’Alta velocità, ma uno scontro totale tra cosche della ndrangheta. Dalla relazione 2011 della Direzione Nazionale Antimafia, emerge un quadro più che inquietante sull’andamento dei lavori per la costruzione della tratta Torino-Lione. “Monitorare da vicino – si legge nella relazione – i lavori per la Tav che interessano la Val di Susa, l’andamento degli appalti e dei sub-appalti, nei quali è notorio che avvengono infiltrazioni della criminaltià organizzata. Con riguardo alle complicità e collusioni con esponenti della politica. Le indagini svolte dimostrano che il momento in cui è più facile accertarlo è in occasione delle consultazioni elettorali, in cui sono inevitabili i contatti tra i candidati disponibili ai compromessi e i responsabili delle ‘famiglie’ mafiose in grado di manovrare voti”. Sin dagli anni ’70 il Piemonte si vede coinvolto in storie di ndrine, una realtà ramificata su diversi comparti: dalla droga allo sfruttamento della prostituzione, dall’estorsione al gioco d’azzardo, dal traffico d’armi fino all’imprenditoria. E’ il 9 giugno del 2011 quando la colossale operazione ‘Minotauro’ porta all’arresto di 151 persone in tutta l’Italia, con 9 locali individuati proprio in Piemonte.

cantieri per la tav in val di susa
Dalle indagini, condotte comando provinciale dei carabinieri di Torino, spuntano rivelazioni sui rapporti tra le ndrine calabresi e forze politiche, funzionari delle istituzioni e mondo imprenditoriale. “L’amorevole intreccio tra criminalità organizzata e politica dà a quest’inchiesta un risvolto inquietante. Il voto di scambio avveniva a qualsiasi livello. È una vergogna inaccettabile”, queste le parole pronunciate allora dal procuratore torinese Giancarlo Caselli. Dalle intercettazioni, poi, spuntò anche il nome dell’attuale sindaco di Torino, Piero Fassino. In una telefonata intercorsa tra l’onorevole Mimmo Lucà, esponente delle Acli sabaude, e il boss della ndrangheta di Rivoli, Salvatore De Maso, si parla delle primarie del centrosinistra e di quale candidato ‘sostenere’. “Ecco che io sto sostenendo Fassino – dice Lucà al telefono -… Perché la partita è molto dura con Gariglio. Se magari hai qualche amico a Torino..”. “Si sì – risponde De Maso-, che ne ho. E facciamo.. facciamo, diciamo questi che conosciamo facciamo votare Fassino”. “Va bene e poi io, subito dopo, ci vediamo a bere un caffè. Magari così facciamo una chiacchierata”. Il giorno delle primarie, poi, è De Masi che chiama Lucà: “Ho fatto qualche commissione tutta la mattinata a Torino. Per il nostro amico. Comunque io dico che dovrebbe andare bene”. Ma l’onorevole torinese è ancora preoccupato: “Anche se è una battaglia abbastanza complicata”. De Masi conferma: “Eh perché insomma l’altro si è dato molto da fare anche”. L’altro sarebbe Davide Gariglio, il principale concorrente di Fassino per la candidatura a sindaco, il quale, dice ancora Lucà “ha anche lavorato molto sui Calabresi”.

Ed è qui che il racconto torna a intrecciarsi con le vicende dell’Alta Velocità. Il piatto della tratta Torino-Lione è particolarmente ricco, tra appalti e sub-appalti, si parla addirittura di un costo complessivo di 35 miliardi di euro in totale. Stime al ribasso, visto che le altre tratte ad Alta Velocità fatte in Italia hanno visto il loro costo crescere in maniera esorbitante durante i lavori. Tanto per dire, la Roma-Firenze è cresciuta di 6,8 volte rispetto ai preventivi, la Firenze-Bologna di 4 volte, la Milano-Torino di 5,6 volte. Soldi usciti dalle casse statali ed entrati nelle taschi di non si sa chi. Di queste storie e delle infiltrazioni malavitose nell’attivazione delle tratte se n’è parlato parecchio negli anni passati, ma ogni volta che rispunta fuori un progetto di treni ad alta velocità, si fa sempre finta di non ricordare.

sabato 25 febbraio 2012

BERLUSCONI:ECCO I PERCHè DELL'ASSOLUZIONE


SCHEDA Ecco perche' e' scattata la prescrizione

25 febbraio, 18:28
Sentenza del Processo Mills al tribunale di Milano. Nella foto da sinistra i giudici Antonella Lai, Francesca Vitale e Caterina Interlandi Sentenza del Processo Mills al tribunale di Milano. Nella foto da sinistra i giudici Antonella Lai, Francesca Vitale e Caterina Interlandi
SCHEDA Ecco perche' e' scattata la prescrizione
Il reato di corruzione in atti giudiziari, contestato a Silvio Berlusconi nel processo Mills, si prescrive, ossia non deve essere piu' perseguito penalmente, dopo 10 anni dal momento in cui sarebbe stato commesso. I giudici della decima sezione penale del Tribunale di Milano, da quanto si e' saputo, nel dichiarare l'estinzione del reato per prescrizione, hanno individuato come data della presunta corruzione l'11 novembre 1999: la stessa indicata dalla Cassazione nella sentenza a carico dell'avvocato d'affari inglese.
La Suprema Corte ha spiegato, infatti, che quel giorno ''Mills, in proprio, e non come gestore del patrimonio altrui, fornisce istruzioni per il trasferimento dei circa 600 mila dollari dal fondo di investimento Giano Capital al fondo Torrey''. I giudici milanesi hanno dunque sommato a quella data i 10 anni del termine indicato per legge e poi gli oltre due anni in cui la prescrizione e' stata sospesa (per cinque volte in totale), in attesa, in due occasioni, delle decisioni della Consulta (sul Lodo Alfano e sulla legge sul legittimo impedimento). Il collegio e' arrivato cosi' a ritenere, da quanto si e' saputo, che la prescrizione e' scattata tra il 15 e il 18 febbraio scorsi.
Diverse, invece, le posizioni espresse nel processo dall'accusa e dalla difesa. Per il pm Fabio De Pasquale ci sarebbe ancora tempo, perche' la prescrizione scatterebbe il 3 maggio oppure si potrebbe arrivare anche fino a meta' luglio, se si considera che il reato sarebbe stato commesso il 29 febbraio 2000. Nei suoi calcoli, poi, il pm parte dal presupposto che le sospensioni della prescrizione, in attesa delle due decisioni della Consulta, sono terminate solo quando il dibattimento e' ripreso. I giudici, invece, da quanto si e' saputo, avrebbero ritenuto, in base alla giurisprudenza della Cassazione, che la prescrizione torna a decorrere quando la sentenza della Corte Costituzionale viene pubblicata in Gazzetta Ufficiale. Secondo i calcoli della difesa, che prendeva in considerazione altre variabili giurisprudenziali, infine, il reato poteva essere gia' dichiarato prescritto l'8 gennaio scorso, o anche il 31 gennaio, o al massimo lo scorso 3 febbraio.

VIVERE CON 1 EURO AL GIORNO :SUCCEDE IN ITALIA


Vivere con 1 euro al giorno. Accade

Si può vivere con un euro al giorno? E se si è in cinque in famiglia, con solo 5 euro? Viaggio nell'Italia dove capita anche questo, non solo disperazione. [Onofrio Dispenza]



di Onofrio Dispenza 

Robecco d'Oglio è in provincia di Cremona. Stefania ha tre figli, di 9, 4 e 2 anni. Il marito ha 39 anni ed è un operaio metalmeccanico. Fino a due anni fa Stefania lavorava come commessa, un contratto part time in un supermercato. Costretta a lasciare il lavoro, si è ritrovata con tre figli piccoli e un mutuo da pagare; mutuo che lei e il marito avevano fino ad allora pagato proprio grazie al lavoro part time al supermercato.

Che fare? Stefania e il marito si sono guardati negli occhi e hanno deciso di provare ad affrontare la vita diversamente, ispirandosi al passato, al tempo dei nonni. Si sono sbracciati e hanno iniziato a coltivare frutta e verdura nell'orto, facendo in casa tutto il resto: pane, pizza per loro e per i bambini, marmellate, sughi, ma anche sapone, detergente e detersivi.

"Mi sveglio alle 6, impasto pane, pizza e merendine per i bambini. Poi mi occupo dell'orto... I bambini mangiano sano e si ammalano meno".

Stefania è vegetariana, il marito no. "Ai bambini non vieto la carne, decideranno loro da grandi. Per loro a volte compro un po' di prosciutto, mortadella, od anche dei wurstel. Dalla nonna hanno il pollo allevato sull'aia, in fattoria. E perché non crescano con la percezione di essere "diversi" non lesino loro un po' di cioccolata.".

Capitolo abbigliamento. Stefania modifica e riutilizza quanto ha in casa e nell'armadio. Allunga e accorcia, allarga e stringe. Anche borse e tappeti fatti in casa. Non si butta niente, si pensa e si riutilizza.

Fatti i conti, dunque, davvero 5 euro al giorno? "Si - dice Stefania, con orgoglio - ho fatto i calcoli al centesimo e questa è la cifra quotidiana, compreso cibo, vestititi, detersivi, spese sanitarie e spese scolastiche. Per la salute ci assiste lo stile di vita, siamo la prova che funziona. Poi, in rete è possibile entrare in un sistema di scambio di merci che aiuta tanto".

Naturalmente, i 5 euro al giorno non comprendono il mutuo (l'acquisto di una casa con l'orto ha aiutato la svolta) la benzina e le bollette. Quello che Stefania e suo marito vogliono provare e che si può, senza tante privazioni, e felicemente.

Stefania ha aperto un blog per raccontare la sua esperienza e per dare una mano a chi vuole provarci.

BERLUSCONI COLPEVOLE...REATO PRESCRITTO


Le opposizioni pretendono le dimissioni di Berlusconi

Sentenza Mills, reato prescritto per Berlusconi

Pm: 'Inutile commentare'.Legale dell'ex premier, 'Una sentenza così la impugno tutta la vita')


Sentenza Mills, reato  prescritto per Berlusconi
Silvio Berlusconi, imputato a Milano per corruzione in atti giudiziari, è stato prosciolto per prescrizione dai giudici della decima sezione penale del tribunale al termine del processo sul caso Mills. Il dibattimento è durato cinque anni.

Saranno pronte tra 90 giorni le motivazioni con cui oggi i giudici di Milano hanno prosciolto per prescrizione Silvio Berlusconi imputato per il caso Mills. Le motivazioni dovrebbero chiarire se la presunta corruzione in atti giudiziari dell'avvocato Mills è stata commessa o meno da parte dell'ex premier.

La Procura di Milano, da quanto si é saputo, valuta l'ipotesi di impugnare in appello la sentenza con cui oggi è stata dichiarata la prescrizione per Silvio Berlusconi nel processo sul caso Mills.

Gli avvocati Niccolò Ghedini e Piero Longo hanno lasciato il Tribunale di Milano, dove i giudici hanno dichiarato la prescrizione per Silvio Berlusconi nel processo Mills, senza rilasciare dichiarazioni ai cronisti perché, come ha spiegato Ghedini,"non si lavora così, si è creata una situazione insostenibile, siamo stati travolti". L'avvocato si è riferito al fatto che dentro l'aula di Palazzo di giustizia le molte telecamere si sono avvicinate subito dopo la lettura della sentenza quasi travolgendo i due legali.

Il pm di Milano Fabio De Pasquale dopo la lettura del dispositivo con cui Silvio Berlusconi è stato prosciolto per pervenuta prescrizione si è limitato a dire "inutile commentare".

"Una sentenza così la impugno tutta la vita". Lo ha detto l'avvocato Piero Longo, uno dei difensori di Silvio Berlusconi, lasciando l'aula del processo Mills dopo il proscioglimento per prescrizione dell'ex premier. Longo e il collega Niccolò Ghedini dopo la sentenza sono stati presi d'assalto dai cronisti
.

venerdì 24 febbraio 2012

KRAFTWERK AL MOMA DI NEW YORK


I Kraftwek, il gruppo elettronico tedesco considerato pioniere della musica elettronica, porterà i suoi strumenti al MoMA di New York per mescolare elettronica e arte in una speciale installazione-concerto-performance che dal 10 aprile, per 8 notti, ripercorrerà tutta la loro carriera e i loro 8 album.
Gli amanti del genere potranno godere contemporaneamente della musica della band che dagli anni ’70 per un ventennio ha spopolato sui palchi di tutto il mondo.
Non si era mai verificato nulla di simile, nemmeno alMuseo d’arte moderna: il gruppo si esibirà riproponendo i propri pezzi, ma con una veste musicale e grafica completamente nuova.
D’altronde sin dai primi concerti hanno abituato il loro pubblico a delle esibizioni spettacolari, con immagini, fumo, manichini al posto dei musicisti, e ritmi e basi che hanno segnato più di una generazione.
Dunque al MoMA, accanto alle opere contemporanee, si troverà Ralf Hutter, fondatore del gruppo e oggi 56enne, con violinista e percussionista, mentre mancherà Florian Schneider, che ha lasciato la band nel 2005. Saranno eseguiti a New York grandi classici come Autobahn, Radio-activity o l’inno del Tour de France che sembrava scandire le pedalate dei ciclisti.

AUTOVELOX:LA NUOVA APP IPHONE GRATUITA CHE TI AVVERTE


Mentre viaggiamo in città come in autostrada molto spesso non riusciamo ad identificare, anche se segnalati, dove sono gli autovelox o i tutor che uniti a limiti assurdi di velocità ci sanzionano senza indugio.
Per questo ho trovato estremamente utile e funzionate un’ app per iPhone chiamata Autovelox.
Autovelox avverte anche tramite un segnale acustico con 300 mt di anticipo la presenza di un tutor,  autovelox o di un impianto semaforico con  controllo del passaggio con il rosso.
Informa sul limite oltre il quale si viene multati, funziona da tachimetro e calcola la velocità media.
L’app viene regolarmente aggiornata.
E’ inutile ricordare di rispettare sempre il codice della strada non oltrepassando i limiti di velocità segnalati.
Ah! Dimenticavo, Autovelox è gratuita.

FACEBOOK COME NON PAGARE LE TASSE



http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=13364

FACEBOOK Come eludere 2 miliardi di dollari e vivere felici


Tutti ormai conoscono Facebook, il social-network che mette in contatto tra loro (anche senza che lo desiderino) quasi un miliardo di persone al mondo e il suo fondatore e amministratore, Mark Zuckerberg. Ma forse non tutti sanno che, dopo che la sua Facebook è sbarcata in borsa in febbraio, il giovanissimo Zuckerberg (nato il 14 maggio 1984) è tra gli uomini piu’ ricchi del mondo. Il suo successo commerciale infatti, dopo che la quotazione ha superato i 40 dollari per azione rende indiscutibilmente Zuckerberg, padrone di circa 413 milioni di azioni della sua azienda, un nababbo multimiliardario. Ma il bello è che, oltre a questa quota già immensa, lui ha ottenuto nel 2005 120 milioni di opzioni per acquistare le azioni Facebook al prezzo veramente stracciato di 6 centesimi l’una.
Pagherebbe per ogni azione 6 centesimi invece di 40 dollari.
Ma c’è un rovescio della medaglia: se esercitasse l’opzione fa un guadagno, e sui guadagni si devono pagare le tasse. Tali guadagni vengono trattati dal fisco Usa al pari delle retribuzioni e scatterebbe l’aliquota d’imposta più onerosa. Non si tratta infatti di profitti finanziari gravati al massimo del 15%: i profitti da opzione sono tassati al 35%.
Poiché è stato calcolato che il guadagno da questa conversione sarebbe di circa 5 miliardi di dollari, la corrispondente tassa a suo carico sarebbe di circa 2 miliardi di dollari, e se la pagasse diventerebbe di colpo il maggior constorico degli Stati Uniti.
E qui scatta il trucco: la tassa si paga solo quando il guadagno si realizza. Finché mantiene le sue azioni e non le vende, non realizza guadagni e non paga niente.
Potrebbe però essere costretto a vendere un po’ delle sue (altre) azioni per comprare queste. In tal caso pagherebbe la tassa solo sul guadagno realizzato in quella vendita, non su tutto il quantitativo opzionato. Ma ancora una volta c’è la possibilità di “eludere” il fisco. Stavolta con una “furbata tradizionale” dei ricchi per non scoprirsi e non pagare le odiate tasse. Si fa così: invece di vendere le azioni e pagare l’acquisto, si fa prestare i soldi da una banca, che però vorrà garantirsi. Dando in garanzia la necessaria quantità di azioni eviterà così di vendere azioni e di doverci pagare le tasse (anzi: se il prestito viene “organizzato”, potrebbe anche detrarre dalle sue tasse gli interessi del prestito).
Qualcuno dirà: va bene, ma presto o tardi dovrà pagarle queste tasse, o no? Magari al momento della sua morte, come tasse sulla successione.
Nemmeno per sogno! Alla sua morte tutto si azzera. I suoi eredi pagheranno tasse soltanto sugli incrementi che avverranno successivamente all’eredità, e solamente se venderanno.
Basta vedere il caso di Steve Jobs. Lui non ha mai venduto le sue azioni per tutta la sua vita, quindi non ci ha mai pagato tasse. Eppure al momento della sua morte erano arrivate al valore di due miliardi di dollari. La sua vedova ha ereditato la fortuna e, qualora decidesse di vendere le azioni per realizzare, pagherà tasse solo sul valore incrementato dei titoli dal momento della successione a quello della vendita. Se il loro valore nel frattempo non è cresciuto, non pagherà tasse.
Quindi a Mr. Zuckerman basta seguire l’esempio di Steve Jobs. Con tanti saluti a quelli che devono pagare fino all’ultimo centesimo sul misero reddito da lavoro o da pensione.

SPARITO IL PRETE COCAINOMANE E OMOSSESSUALE


Festini con cocaina e sesso, la doppia vita del parroco “integerrimo”
Alberto Bastoni, 48 anni, un curriculum ecclesiastico di tutto rispetto ha fatto perdere le sue tracce da giorni
Cocaina e presunte frequentazioni gay. A finire nei guai è un sacerdote di 48 anni di Rimini,Alberto Bastoni, che da giorni, come riporta oggi panorama.it, ha fatto perdere le proprie tracce.

Bastoni ha un curriculum ecclesiastico di tutto rispetto: è stato tenore nel coro dei “pueri cantores” della cappella Sistina, animatore degli incontri del Centro di azione liturgica promosso dalla Cei e addirittura rettore del Santuario dell’Amore misericordioso di Collevalenza, dove ivescovi italiani, per anni, hanno svolto le loro assemblee generali (la comunità dell’Amore misericordioso, fra l’altro, gestisce una casa annessa al santuario dove sono ospitati sacerdoti con problemi che vanno dall’alcool alla pedofilia).

Peccato che Bastoni abbia o almeno abbia avuto una doppia vita, come rivelano i verbali dei carabinieri di Todi. Il prete riminese- che è stato segnalato alla Prefettura come assuntore dicocaina dopo una soffiata che ha portato le forze dell’ordine sotto casa di Massimo Giraldi, istruttore di pattinaggio artistico a Torgiano- la notte del 30 gennaio scorso è stato fermato dagli uomini dell’Arma mentre era alla guida della sua Fiat Punto. Ai carabinieri il sacerdote ha consegnato “spontaneamente” tre dosi di cocaina nascoste nel portafogli, pagate 200 euro. Non solo. Bastoni ha consegnato anche 10 grammi di “tolylacetoethyle-thylamine”, un “fertilizzante” che viene inalato per ottenere effetti eccitanti. Questa la confessione del prete ai carabinieri: “Fumo la cocaina, tale metodo prevede che la droga venga sciolta con il calore in un cucchiaio, poi si versa in una bottiglia e si aspira”. E ancora: “Ho iniziato a fare uso di droga da sei anni, da quando mi trovavo a Roma per motivi professionali”.

Gli ambienti gay emergono dalle parole di Giraldi, a sua volta interrogato dai carabineri e a sua volta pizzicato quella sera con della coca (un grammo). Giraldi ha ammesso di aver ospitato Bastoni a casa sua e ha detto che il sacerdote più volte avrebbe portato amici per fare sesso: “Utilizzavano casa mia perché lui non ha la piena disponibilità di un’abitazione. A volte aveva con sé droga che consumava coi suoi amici, offrendone occasionalmente anche a me”. Ai militari che hanno perquisito la camera singola e lo studio in viale Madre Speranza, a due passi dal Santuario, il parroco ha espresso la propria disponibilità a collaborare alle indagini.

Indagini che hanno già portato ad alcuni arresti nell’ambito dell’inchiesta ancora in corso (uno degli indagati patteggerà la pena nel processo per direttissima che riprenderà la prossima settimana davanti al giudice monocratico del tribunale di Perugia, Marco Verola). Sulla rubrica del cellulare di Bastoni fioccano i numeri degli spacciatori: ad esempio, c’è quello dell’albanese Rudy che gli ha venduto la coca poco prima dell’intervento dei carabinieri in un parcheggio a Perugia. Ma anche quello di un argentino rappresentante di macchine per il caffè, conosciuto vicino ad una discoteca, e quello di un altro spacciatore. A questi il parroco riminese parlava in codice, dicendo “…siamo in due… oppure siamo in tre…” per fargli capire quanta droga serviva ad ogni occasione. C’è pure Cristian, che “ogni tanto cambia numero” e spaccia droga “di più alta qualità”, ha aggiunto Bastoni, mentre Jonathan si mostrava invece molto caro (“120 euro al grammo”) seppure dotato di buon cuore (“talvolta mi omaggiava di qualche dose”).

Il punto è che da quella notte il prete è scomparso. “Don Alberto purtroppo non sta bene, ha bisogno di cure e non tornerà per molto tempo”, fanno sapere dalla canonica.

giovedì 23 febbraio 2012

CERN:I NEUTRINI UNA CAZZATA ALL'ITALIANA


I neutrini non sono piu' veloci della luce

Anomalia riscontrata dagli autori della scoperta, che pero' affermano: 'Non e' detta ultima parola'




L'acceleratore di particelle L'acceleratore di particelle
I neutrini non sono piu' veloci della luce
ROMA - Un interruttore né acceso né spento e un orologio atomico non perfettamente calibrato: le misure che esattamente cinque mesi fa, il 23 settembre 2011, facevano battere ai neutrini la velocità della luce sono "disturbate" dalla presenza di queste due anomalie. Se una parte del mondo scientifico, la rivista Science in testa, non esita a parlare di "errore", le cose sono in realtà molto più complesse e la vicenda è tutt'altro che chiusa. "Come abbiamo avuto i nostri dubbi all'inizio, li abbiamo ancora. Abbiamo lavorato intensamente per cercare la causa di questa anomalia", ha detto il fisico Antonio Ereditato, coordinatore della collaborazione Opera presso i Laboratori Nazionali del Gran Sasso dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn). Nel settembre scorso i dati che mostravano come i neutrini viaggiassero con 60 nanosecondi di anticipo rispetto alla velocità della luce avevano fatto discutere tutto il mondo.
Da un lato i dati suonavano come una contraddizione senza pari alla teoria della relatività di Einstein ed erano accolti come una possibile porta sul punto di aprirsi verso una nuova fisica; dall'altro erano accolti con una profonda diffidenza. Da parte di Ereditato e del suo gruppo di ricerca non c'é mai stato nulla di tutto questo: "nella totale e responsabile trasparenza e onestà - ha detto - presentiamo questi nuovi dati con lo stesso livello di dubbio con cui nel settembre scorso avevamo annunciato l'anomalia nella misura della velocità dei neutrini. Bisogna mantenere la calma perché nemmeno adesso abbiamo la certezza". Una posizione condivisa dal direttore scientifico del Cern, Sergio Bertolucci, per il quale "la situazione resta aperta finché non ci saranno nuove misure indipendenti". Anche per il presidente dell'Infn, Fernando Ferroni, già in settembre i ricercatori "avevano detto che la misura rilevata era un'anomalia e che avrebbero cercato di capire se qualcosa non andava. Il fatto che adesso l'abbiano trovata va tutto a loro vantaggio: hanno mantenuto la parola". A dire l'ultima saranno però ancora una volta i dati sperimentali.
La prima cosa che i ricercatori hanno fatto è stato quindi chiedere al Cern la disponibilità ad inviare ai Laboratori del Gran Sasso un altro fascio di neutrini, come quello che in settembre aveva permesso di rilevare misure sulla velocità. Questa volta, "il prima possibile" rilevano i ricercatori, l'esperimento sarà ripetuto senza alcuna interferenza da parte delle due anomalie, che nel frattempo sono già state corrette. A quel punto ci saranno elementi ulteriori per avvicinarsi a delle conclusioni. Ma la scoperta delle due anomalie, come ha rilevato Bertolucci, non cambia molto nella tabella di marcia della ricerca, che continua a prevedere come nei mesi scorsi la replica dell'esperimento negli Stati Uniti e in Giappone.