martedì 7 febbraio 2012

VUOI FARE IL DIRIGENTE??DEVI ESSERE PSICOPATICO


Se non sorprende più di tanto il distacco intellettuale ed emotivo del presidente Monti, può lasciare perplessi però la sua freddezza, quasi un deficit di umanità.
Giovanni Valentini, la Repubblica, 14 gennaio 2012

In una delle principali banche d’affari in cui ho lavorato usavamo test psicometrici per assumere psicopatici, dato che le loro caratteristiche erano esattamente conformi a quelle richieste per il ruolo di dirigente di una grande impresa finanziaria.
Brian Basham, The Independent, 29 dicembre 2011

È nato da poco, ma già giganteggia un nuovo settore di psicologia aziendale: la corporate psychopathy (psicopatia aziendale). Negli scandali di fine secolo XX e inizio secolo XXI, infatti, non si sono trovate immoralità occasionali di persone che hanno sbagliato, possono pentirsi, ma perversioni morali permanenti che, se non fossero state scoperte, sarebbero continuate perché non lasciavano sensi di colpa: è la condizione chiamata psicopatia, difficile da redimere. […].L’accelerazione imposta alla società dalla rivoluzione informatica  e dalla competizione del mercato ha eliminato persone dotate di fedeltà, cautele e scrupoli, favorendo l’emergere di tipi intuitivi, cinici, opportunisti…Anche le loro accelerazioni hanno favorito le psicopatie: si è imposto chi sapeva cogliere i vantaggi immediati, perdendo il senso ultimo dell’azione politica. Lo abbiamo visto sia nei nazionalismi, quando sono scivolati in fascismi, sia nella rivoluzione russa o in quella culturale cinese, sia nel rinazionalizzarsi dei comunismi, per esempio con la disgregazione della Iugoslavia. Ognuna di queste strozzature ha compresso e accelerato la storia. Ogni volta, la compressione ha trattenuto la maggioranza delle personalità equilibrate e liberato un getto di psicopatici.
Luigi Zoja, “La morte del prossimo”

Gli psicopatici sono un caso limite dell’umano, ma la psicopatia come tonalità dell’anima a bassa emotività e a scarso sentimento è qualcosa che si va diffondendo tra i giovani d’oggi che, nella loro crescita, acquisiscono valori d’intelligenza, prestazione, efficienza, arrivismo, quando non addirittura cinismo, nel silenzio del cuore…[è necesario] evitare che l’intelligenza si sviluppi disancorata dal sentimento e diventi intelligenza lucida, fredda, cinica, e potenzialmente distruttiva.
Umberto Galimberti

Lo psicopatico è colui che è capace di compiere gesti anche terribili senza che il suo sentimento ne registri il minimo sussulto emotivo. Il cuore non è in sintonia con il pensiero e il pensiero con il gesto. Ma non se ne accorge nessuno di questa sindrome? Tendenzialmente no. Una buona educazione, soprattutto quella borghese, che insegna a tenere a bada gli eccessi emotivi, confeziona su ciascuno di noi un abito di buone maniere, di stereotipi linguistici, di controllo dei sentimenti che, come una corazza, ci rendono impenetrabili e scarsamente leggibili a chi ci sta intorno. Alla base c’ è una mancata crescita emotiva, che ha reso il sentimento atrofico, inespressivo, non reattivo, per cui gli eventi della vita ci passano accanto senza una nostra vera partecipazione, senza un’ adeguata risposta di sentimento a quanto intorno accade.
Umberto Galimberti

Siamo nel mezzo di un’età di psicopatia e gli anni attuali sono uno dei suoi momenti culminanti. In termini genetici, uno psicopatico è qualcuno con una coscienza deficitaria. Qualcuno per il quale colpa è una parola sconveniente o inappropriata, eccetto che come strumento per manipolare gli altri. Il senso di colpa per aver ferito gli altri non sembra essere sufficiente per fermare lo psicopatico dal cercare di ottenere quello che vuole.
Michael Eigen

Gli psicopatici sono molto abili a rivolgere tutta la loro attenzione alle cose che li interessano maggiormente e a ignorare le altre. Alcuni clinici hanno paragonato questa caratteristica al funzionamento di una torcia elettrica a raggio ristretto, che può illuminare soltanto una cosa alla volta. Altri suggeriscono che somiglia alla concentrazione con cui un predatore insegue la sua preda.
Robert Hare, University of British Columbia, membro dell’Ordine del Canada (Order of Canada) – la più alta onorificenza civile concessa dallo stato canadese.

Questi dati convergenti confermano l’ipotesi della ridotta connettività della corteccia prefrontale ventromediale quale caratteristica neurobiologica tipica della psicopatia.
Michael Koenigs, University of Wisconsin School of Medicine

Siamo stati invasi. Pochi se ne sono accorti, ma è successo.
Gli specialisti lo sanno da molti anni, ma chi controlla l’informazione ha scaltramente provveduto a circoscrivere il numero di persone che hanno accesso a questo tipo di informazioni:
Ciò nonostante gli scienziati ce la mettono tutta per diffondere tra la gente almeno un barlume di consapevolezza del problema.
Clive R. Boddy, docente alla Nottingham Trent University, è l’ennesimo studioso a confermare quel che molti hanno progressivamente compreso per conto loro, ossia che gli psicopatici hanno preso il controllo dell’alta finanza e quindi dell’economia, cioè della politica e della società, grazie al loro fascino magnetico, carisma, egotismo e completa spregiudicatezza:
Persino Bloomberg ha preso sul serio la sua ricerca:
Siamo stati invasi, dicevo. Sono arrivati tra noi degli “untori”, hanno assunto il controllo dei gangli della società, per poi dedicarsi alla diffusione di un condizionamento mentale che infetta i cittadini-portatori e li convince che la nuova condizione è molto migliore di quella precedente, quella “normale”.
I cittadini malati cominciano a comportarsi in modi che gli altri, i “sani”, trovano spiacevole o addirittura oltraggioso. Gli untori fanno proselitismo spinto, le resistenze sono sormontate l’una dopo l’altra e gli infettati diventano a loro volta dei predicatori, facendo altri proseliti. Chi si oppone alla conversione teme per la sua sicurezza e la sopravvivenza della sua civiltà.
È ipotizzabile che i cittadini più recalcitranti ricorreranno a varie misure per ostacolare questo contagio, anche alla violenza ma, alla fine, la Nuova Mentalità prevarrà e tutti si uniformeranno al Nuovo Ordine. Questo perché gli invasori, i nuovi barbari, già controllano la percezione della realtà del resto della specie umana. Chi controlla la visione del mondo, controlla le coscienze, le menti, i cuori delle sue prede:
La narrazione attuale elogia la conversione e demonizza la resistenza, dipingendola a tinte foschissime, insinuando una contiguità con estremismo, razzismo, bigottismo, ignoranza, fanatismo, comportamenti socialmente devianti, delinquenza, ecc.
Invece di farci tifare per chi resiste all’assimilazione, ci incoraggiano a celebrarla come un evento meraviglioso, ad accogliere lietamente la propria uniformazione ad un paradigma dominante, la caduta in una trance indotta da un’élite autoritaria che detesta certi valori e virtù tradizionali, quelli che preservano il tessuto sociale, la coesione della comunità, la solidarietà, il buon cuore, la buona volontà.
Ci hanno offerto il frutto proibito. Molti l’hanno assaggiato, molti lo sbocconcellano. Il comportamento delle élite è quello di chi persegue il proprio interesse e la propria gratificazione a detrimento di tutti gli altri e se ne infischia delle proprie responsabilità nei confronti della comunità, come se non ci dovessero mai essere delle conseguenze (l’importante è che le subiscano altri).
Il virus che ci contagia insegna che i limiti sono un abbaglio concettuale, vanno superati sempre e comunque, tranne quelli che bloccano la mobilità sociale verso l’alto delle masse. Infatti gli eletti non riconoscono alcuna necessità di autodisciplinarsi, invitano gli altri a fare lo stesso, salvo poi frustrare ogni loro sforzo ed incolparli dei loro fallimenti.
In questo modo si dotano di una docile servitù e poi, beffardamente, ad essa si rivolgono: fate pure quel che vi pare, purché sia conforme alle nostre preferenze.

I do forgive thee, Unnatural though thou art
[“Abbiti il mio perdono, per quanto tu sia snaturato”].
Prospero ad Antonio, “La Tempesta”, di William Shakespeare


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